Problemi lessicali ancora irrisolti gravavano attorno a tre atroci supplici: Impalamento, Crocifissione, Strangolamento al Palo; più precisamente alle parole: Patibulum, Crux, Furca.
Tertuliano ci dà la definizione di CRUX: ogni legno infisso verticalmente è una crux. Isidoro di Siviglia ci dice la differenza tra crux e patibulum: il patibulum è comunemente chiamato Furca, come se portasse la testa. Il patibulum uccide subito, mentre la crux tormenta a lungo quelli che vi sono inchiodati.
Furca (per frustate a morte): palo a forma di Y nella cui biforcazione si poneva la testa. In un secondo momento due modifiche lo trasformarono da supporto per le frustate a supplizio di per sé.
Un paletto orizzontale venne a chiudere il triangolo della biforcazione. L’asta fu allungata e infissa sul terreno per cui il condannato si trova sospeso, subendo una sorta di impiccagione.
Il patibulum era una barra di legno posta orizzontalmente dietro il capo del condannato, all’estremità della quale venivano fissati i polsi. La croce nacque in un secondo tempo, quando alla fustigazione seguì l’esposizione.
Da uno studio di un uomo crocifisso.
Per quanto riguarda la crocifissione vera e propria: la parte superiore del corpo era tenuta aderente al braccio orizzontale della croce mediante chiodi fissi negli avambracci, presso i polsi. Un solo chiodo serviva a mantenere entrambi i piedi.
Il fatto che la tibia e i peroni risultino spezzati, è un chiaro indizio di Crugifragium, cioè della frattura delle ossa lunghe delle gambe, pena diversa.
Esso può abbreviare il tormento del condannato, accelerando la morte.
In Giudea, almeno sino alla guerra del 70 si ricorse a tale espediente per consentire, con la morte del crocifisso entro il tramonto, che la sua sepoltura avvenisse entro i termini della religione ebraica.
La damnatio ad Bestias.
La prima menzione di questa condanna risale al 167 a.C. Dopo la vittoria su Perseo, Lucio Emilio Paolo fece schiacciare da elefanti i disertori dell’esercito romano appartenente a nazioni straniere.
Per quanto riguarda i disertori di guerra, le testimonianze degli scrittori sono numerose: FlavioGiuseppe dice che Tito inviò prigionieri di guerra giudaica in tutte le province perchè morissero per il ferro e per le bestie.
In un panegirico di Costantino si dice che un numero enorme dei prigionieri Bructeri fu ucciso, l’altro condannato durante gli spettacoli.
Durante il tempo, questo supplizio venne a saldarsi con la VENATIO, cioè lo spettacolo della caccia di cui erano vittime le bestie.
A sua volta la venatio entrò a far parte del MUNUS gladiatorio.
È probabilmente intorno alla fine del principato di augusto che si fissa lo schema del ludo gladiatorio:
-Al mattino la venatio, che poteva comprendere l’esecuzione dei condannati AD BESTIAS;
-Nel pomeriggio il vero e proprio spettacolo gladiatorio.
Eculeus.
Il cavalletto era una struttura creata per stirare e sconnettere le membra. Al condannato venivano legate dietro la schiena le mani, che erano poi tirate verso la testa.
Torture non mortali.
Tortura normalmente applicata agli schiavi per gli interrogatori, la Quaestio per Tormenta.
*Martirio di Felicita, Perpetua e dei loro compagni avvenne nell’anfiteatro di Cartagine (203): essi erano stati condannati ad bestias e il loro supplizio doveva avvenire nei giochi per i primi cinque anni di Geta come Cesare.
Poiché l’esito degli attacchi delle bestie non era stato mortale, i martiri furono finiti con la spada.
Gli strumenti con i quali veniva inflitta la flagellazione era il FLAGELLUM.
Quella che per la sua flessibilità non aveva esiti troppo dolorosi e veniva usato per schiavi e scolari era la FERULA.
Anche l’ANGUILLA ottenuta dalla pelle del pesce, era relativamente morbida.
La SCUTICA era uno scudiscio dal corto manico, con una lunga corda e veniva usata specialmente dai guardiani di luoghi ai quali non era consentito accedere.
SCORPIO: composto da corde annodate, con punte inserite all’estremità.
Ma la frusta più dura era il FLAGRUM di cui esistevano vari tipi:
-uno era intessuto con ossicini;
-uno (plumbeum) aveva il manico di fil di ferro e consisteva in una serie di catenelle.
DISCIPLINA IN GUERRA.
In Spagna, Quinto Fabio Massimo, volendo fiaccare gli animi di quella popolazione, si costrinse ad essere severo. Atutti i disertori fece tagliare le mani. Le mani, sparse sul suolo insanguinato, ammonirono gli altri.
Su Macrino (217-218): alcuni soldati avevano usato violenza ad una serva del loro ospite. L’imperatore ordinò un’inchiesta. Egli così comandò che due enormi buoi venissero squarciati e in ciascuno fosse chiuso un soldato. Di essi doveva rimanere fuori solo la testa.
I SUPPLIZI NEL TARDO IMPERO.
Scompaiono le condanne alla forca, alla crocifissione e ad bestias, rimane quella al rogo. La legislazione non diviene per questo più mite anzi, come ha osservato una studiosa francese del diritto tardo antico: mai nella storia romana vi furono altrettante pene di morte, condanne a morte, torture. In effetti si accresce incessantemente il numero dei crimini repressi mediante i Summa Supplicia. Tale aumento deriva dal fatto che vecchi delitti vedono accrescersi la pena e che lo stato considera criminose alcune azioni che prima non lo erano.
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