Punizioni Quotidiane/ Condanne[I parte]
Autore: EliaLavilla | Categoria: Popolazioni Romane
Un comportamento che gli storici consideravano riprovevole era quello di sottoporre cittadini appartenenti all’ordine senatorio o equestre a pene riservate alle categorie più umili: nella giurisprudenza romana, la condanna non era commisurata solo al delitto, ma anche alla condizione sociale. L’esecuzione di condanne giuste e regolari, ancorchè cruente, è generalmente accettata. Le poche voci di dissenso considerano semmai tali spettacoli di cattivo gusto o noiosi.
Seneca, che anche in alcuni scritti critica l’inutilità delle uccisioni dei gladiatori, così si esprime sullo spettacolo offerto dai condannati “Il destino dei combattenti è la morte. Ma quello è un ladro. Ha ucciso un uomo. E allora? Per il fatto di aver ucciso, merita tal pena, ma tu, che delitto hai commesso per assistere a un tale spettacolo”.
PUNIZIONI QUOTIDIANE
Nei primi secoli della repubblica il numero degli schiavi è scarso ed quindi erano considerati un bene relativamente prezioso, almeno sin quando l’età e la salute li rendono efficienti. A causa della propria inferiorità giuridica, gli schiavi erano spesso sottoposti all’autorità del PATER FAMILIAS; nei processi pubblici, ove giudicati colpevoli, erano loro riservati i supplizi più atroci.
Tra le varie testimonianze, significativa è quella di Valerio Massimo, a proposito della fedeltà degli schiavi: Marco Antonio fu accusato di incesto e gli accusatori insistevano perchè venisse interrogato lo schiavo che lo aveva preceduto con la lanterna sul luogo dello stupro. Lo schiavo, una volta a casa, esortò spontaneamente Antonio perchè lo consegnasse ai giudici per le torture. Promise di non danneggiarlo e mantenne la promessa.
Le condizioni di vita dello schiavo dipendevano dal padrone: non erano sempre inumane.
I Figli.
L’autorità del pater familas entro le mura domestiche è in origine assoluta e sancita da una legge: in origine il padre aveva pieno potere sul figlio a vita, anche se questo esercitava cariche pubbliche. Celebri sono gli esempi di Lucio Bruto che fece arrestare e flagellare davanti alla propria tenda i figli e, legatili al palo, ordinò di finirli a colpi di scure perchè volevano il ritorno di Tarquinio, che egli aveva cacciato. Col tempo certe norme divennero meno severe, sino a scomparire.
La scuola.
La severità si riflette nella scuola. Svetonio ci descrive ORBILIO che fu anche maestro di Orazio: ebbe un carattere aspro; Orazio lo definisce “picchiatore”. Punizioni corporali e scuola sembrano inscindibili.
Le donne.
Non privi di crudeltà erano i castighi che si infliggevano nell’ambito delle mura domestiche alle donne. Orazio, vincitore dei Curiazi e degli Albani, trafisse la sorella, promessa ad uno dei Curiazi, perchè ne piangeva la morte.
PUNIZIONI: Culleus.
Una morte particolarmente crudele era riservata ai parricidi. Il condannato veniva fustigato e poi, con ai piedi un paio di zoccoli, la testa coperta o avvolta da una pelle di lupo, era chiuso in un sacco con un serpente, un gallo e una scimmia ed era trasportato su un carro tratto da buoi neri per essere gettato nel Tevere o in mare. Simile la punizione per gli ermafroditi.
Supplicium more Maiorum.
Pene severissime contempla anche la violazione del voto di castità di una vestale, che contamina la città e turba l’equilibrio con gli dèi. La vestale viene condotta in lettiga presso Porta Collina, accompagnata da un corteo tipo quello funebre e rinchiusa in una stanza sotterranea. Il suo complice viene giustiziato nel Comitium, presso il foro, con il Supplicium More Maoirum. Nudo, viene frustato a morte dal pontefice massimo. Durante l’esecuzione egli è legato all’albero Infelix.
Altre pene.
La precipitazione dalla rupe Tarpea, il dirupo meridionale del colle capitolino, è una delle pene più antiche; in origine prescritta per gli schiavi.
In carcere si poteva morire per fame o suicidio, ma maggiormente i condannati vi perivano per strangolamento o soffocamento ad opera del Carnifex. Questa morte senza spargimento di sangue era riservato alle donne. Poiché un’altra tradizione non consentiva che le vergini fossero strangolate, esse erano prima violentate dal carnifex.
Damnatio ad ludum gladiatorum.
In questo caso, una costituzione di Costantino stabilisce che il condannato dovesse venire ucciso nel corso del I spettacolo dalle fiere, mentre il libero dovesse comparire nell’arena e finito con la spada.
Un’altra condanna era l’obbligo a suicidarsi. Questo fu il caso di Seneca.
Tag: castighi, condanne, donne, figli, Punizioni, roma, schiavi
Commenta: