Animali per la Venatio [Cattura]
Autore: EliaLavilla | Categoria: Popolazioni Romane, Province RomaneDall’inizio del secondo secolo a.C. si diffuse in Italia il gusto per la venatio. Scipione l’Emiliano era un appassionato cacciatore. Seneca la considerava una scuola di coraggio e resistenza. Solo Sallustio considera ancora la caccia alla stregua dell’agricoltura.
Durante i secoli dell’impero, il gusto per la caccia crebbe, coinvolgendo anche le donne. L’apertura della stagione della caccia cadeva il 15 Agosto: cacciatori e cani partecipavano alla festa di Diana Nemorensis. Si cacciava alle prime luci dell’alba con precise norme.
Era proibito cacciare nei campi coltivati e in un determinato raggio attorno alle città. Si poteva cacciare tutto tranne il leone che fino ad Onorio fu riservato all’imperatore.
Molti imperatori si cimentarono nell’arena come venator. Svetonio vanta l’abilità di Domiziano. Plinio quella di Traiano.
La sola città di Roma necessitava di un rifornimento continuo di animali.
I governatori delle province svolgevano spesso il ruolo di intermediari per i loro amici di Roma. Sappiamo che Cicerone, governatore in Cilicia, aveva rifiutato al suo amico Celio un aiuto non correttamente chiesto. Dalle lettere capiamo che le comunità locali potevano anche porre il veto alla caccia nei loro territori. Indire una caccia senza il consenso degli abitanti era sconveniente, anche perchè il costo del trasporto degli animali era a carico degli abitanti.
In età imperiale l’amministrazione locale procurava gli animali. L’esercito era uno degli ingranaggi del traffico. Ogni circoscrizione regionale era posta sotto la direzione di un procurator che aveva ai suoi ordini Tabularii, selezionati tra i liberti imperiali. C’erano alcune circoscrizioni più importanti delle altre. (Era più importante la Gallia dell’Asia)
Il procurator era scelto tra i tribuni della legione o gli intendenti delle finanze. Le sue mansioni andavano dal reclutamento al mantenimento degli animali.
Inoltre egli stesso stabiliva i pagamenti e aiutava nei trasporti.
Era anche possibile comprare gli animali nella riserva imperiale.
I romani distinguevano gli animali tra erbivori e carnivori. I primi erano in maggioranza.
Nel II secolo a.C. sia l’Oriente mediterraneo che l’Africa del Nord erano per l’Italia le principali fonti di approvvigionamento. A partire dal secolo successivo, le nuovi fonti diventano: Egitto, India, Spagna, Dalmatia, Gallia.
LA CATTURA
I cacciatori professionisti, che preparavano le trappole, erano individui considerati asociali. Dalle fonti letterarie si desume una grande quantità di mezzi conosciuti dai Romani per catturare animali. ( Fonti: Storia Naturale di Plinio, epigrammi di Marziale, De Sollertia Animalium di Plutarco…)
Esempi:
Oppiano riferisce che il leone si rincorreva a cavallo, spingendolo verso una rete robusta, sorvegliata da tre assistenti.
Eliano riferisce che in Mauretania i leopardi si catturavano con una trappola posta in una capanna di pietre, in cui i felini entravano spontaneamente, adescati dalla carne.
La carne era legata ad una corda che era collegata ad una rete.
La cattura degli elefanti mediante l’uso di esemplari addomesticati, era noto a Plinio come sistema utilizzato in India.
I Romani cacciavano gli orsi inseguendoli e stanandoli con i cani.
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